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Da Corinto a Tirinto e poi in Licia

Bellerofonte, nipote di Sisifo, era nato a Corinto e, dice Omero, gli dèi gli diedero forza, grazia e bellezza.
Era ancora molto giovane quando dovette lasciare la sua città: aveva accidentalmente ucciso un uomo. Si recò quindi a Tirinto, presso re Preto, per essere purificato dal suo delitto e rimase per qualche tempo suo ospite.

La regina si innamorò del bel giovane ma, essendo da lui rifiutata, lo accusò falsamente presso il marito.
"Bellerofonte mi ha maltrattata, lo devi uccidere e, se non lo fai, ti maledirò!"

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Preto credette alle parole della moglie e si infiammò d'ira. Ma non poteva uccidere un suo ospite, qualcuno con cui si aveva diviso un pasto nella propria casa. Trovò un'altra soluzione. Chiamò il giovane e gli disse:
"Ho un incarico per te, ti faccio fare un bel viaggio e partirai domani mattina".

Quella notte Bellerofonte ebbe un sogno. Gli apparve Atena, che gli diede un paio di briglie e gli disse:
"Domani all'alba vai alla fonte Pirene, lì troverai un cavallo alato, Pégaso, che nacque dalla testa di Medusa quando Perseo la mozzò. Era selvaggio, ma io l'ho domato e gli ho messo il morso. Lui abita sull'Olimpo e porta i fulmini a Zeus. E' il favorito delle Muse, perché, battendo al suolo il suo zoccolo lunato, ha fatto sgorgare una fonte di limpida acqua sul monte Elicona, dove loro abitano. Prendilo, ti servirà nel viaggio che domani dovrai iniziare".

La dea scomparve, e Bellerofonte fece quanto gli era stato detto.

Re Preto intanto aveva scritto una lettera indirizzata al padre di sua moglie, Iobate re di Licia, in questi termini: 'Il giovane che ti consegnerà questa lettera ha mancato di rispetto a tua figlia, ti prego di allontanarlo dal mondo dei vivi'. L'aveva attentamente chiusa con il suo sigillo e aveva mandato a chiamare Bellerofonte, che era pronto per la partenza.

"Andrai in Licia, ti presenterai a re Iobate e consegnerai personalmente questa lettera nelle sue mani. E' molto importante".

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Re Iobate accolse cortesemente il giovane e lo fece sedere a tavola per cenare con lui, gli chiese notizie del viaggio.... E ancora non aveva aperto la lettera. Quando più tardi lo fece, inorridì all'idea di dover uccidere un ospite. Ma in qualche modo doveva accontentare il genero, e poi quel giovane era stato violento con sua figlia!

"Bellerofonte, gli disse, mi devi rendere un prezioso servigio. Devi uccidere la Chimera, la figlia di Echidna, che fa scorrerie nel mio territorio".

Iobate era convinto che l'impresa fosse impossibile. Bellerofonte non sarebbe tornato.

 


La Chimera

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La Chimera (in greco vuol dire 'capra') viene descritta così da Esiodo: spira invincibile fuoco, terribile e grande, veloce e forte. Tre teste aveva, una di leone dagli occhi ardenti, l'altra di capra, di serpe la terza, come drago possente. Davanti, leone, drago di dietro, nel mezzo era capra, spirando tremendo ardore di fiamme brucianti.

  

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Distruggeva, uccideva, nessuno riusciva a fermarla. 

Quando Bellerofonte localizzò la Chimera, si innalzò in volo cavalcando Pegaso, la trafisse con le frecce, poi le conficcò fra le mascelle un pezzo di piombo. L'alito infuocato della Chimera fece sciogliere il piombo, che le scivolò giù per la gola e le bruciò gli organi vitali.

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Nuove imprese di Bellerofonte

Quando Iobate se lo vide ritornare, glorioso per la sua audacissima impresa, dovette trovare altri modi per farlo morire.

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Prima lo mandò a combattere contro i suoi nemici, i Solimi e le Amazzoni. Il nostro eroe li sconfisse tutti volando alto, fuori dalla portata del lancio delle loro frecce, e lasciando cadere grosse pietre sulle loro teste.

Poi lo mandò a combattere una banda di pirati che navigavano su una nave con la prua adorna di una figura di leone e di serpente, guidati da un guerriero focoso e superbo, e Bellerofonte li sgominò.

Tornato vittorioso da tutte queste imprese, Bellerofonte fu chiamato da re Iobate, che gli disse:
"Mi rendo conto che sei coraggioso, audace, un vero eroe. Non credo più alle parole di mio genero. Leggi la sua lettera".

Il giovane rimase alla corte di Iobate, e sposò la principessa sua figlia. Quando il vecchio re morì, egli salì al trono. 
Ma la storia del nostro eroe non è finita, perché ebbe ancora un'avventura, in vecchiaia.

Ancora Pegaso era con lui, e Bellerofonte compì un atto di grande superbia contro gli dèi. Salì in groppa al suo fedele cavallo, si alzò in volo e si diresse verso l'Olimpo, con l'intenzione di salirci. Zeus non lo permise, e mandò un tafano che punse Pegaso sotto la coda e lo fece sgroppare. L'eroe, poco eroicamente, ruzzolò giù, tornando al suo posto sulla terra.

Il cavallo alato raggiunse tuttavia l'Olimpo e Zeus lo trattenne presso di sé, era la sua bestia da soma per trasportare le folgori. E non solo, lo mise in cielo come costellazione, Pegaso.

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