Moneta fenicia che rappresenta Didone 
Elissa Didone visse nel IX secolo a.C., quattrocento anni dopo la guerra di Troia: non può quindi aver conosciuto e amato Enea, come ci racconta il poeta Virgilio. 

Vediamo la sua vera storia (raccontata da Timeo, storico greco del IV secolo a.C., da Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo e da Giustino, scrittore romano del II secolo). Una storia arricchita certamente da tocchi di leggenda.

Una città fenicia 

Mattan, re di Tiro in Fenicia, morendo lasciò un figlio che gli succedette sul trono, Pigmalione (che non c'entra con lo scultore del mito), e due figlie Anna ed Elissa.
Elissa si innamorò di Sicharba, che era un sacerdote possessore di sterminate ricchezze, e lo sposò.

Sicharba viene ucciso  

Pigmalione fece uccidere il sacerdote per impossessarsi dei suoi tesori. 

Sicharba appare a Didone  

Una notte Sicharba apparve in sogno ad Elissa e la esortò a lasciare Tiro e a cercare una nuova terra.
Elissa quindi decise di andare lontano. 

Riuscì a sottrarre al re le ricchezze che costui aveva rubato, le fece caricare su delle navi e salpò portando con sé la sorella Anna e uno stuolo di nobili e cittadini a lei fedeli. 

Tiro, IX secolo a.C., Disegno tratto da un rilievo in bronzo 
 Disegno tratto da un bassorilievo del IX secolo  

Le navi fecero una prima tappa all'isola di Cipro. Qui i Fenici rapirono ottanta fanciulle da portare con loro come spose e proseguirono verso occidente.

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Dopo molte peripezie, nell'anno 813 aC, sbarcarono in Africa. 

Ed Elissa (che in fenicio significava la Gioiosa) aveva ora un nuovo nome, Didone, cioè Colei che vaga.
Didone, ormai la chiameremo così, vide un tranquillo e solitario porto naturale e ordinò alle sue navi di attraccare.

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Questo è il mare di Cartagine, oggi Tunisia 

Il capo della popolazione indigena, i Libici, che si chiamava Iarba, si presentò a lei per chiedere che intenzioni avesse. 

Didone fa tagliare la pelle a strisce 

'Vorrei comperare della terra, quanta ce ne sta sotto una pelle di bue distesa.'
Pattuirono un prezzo e il capo accettò.
Didone allora fece scuoiare un grosso bue, fece tagliare la pelle a striscioline sottilissime, le fece annodare tutte insieme e con questo filo riuscì a circondare una collina. Questa fu l'acropoli di Qart-Hacht, cioè Cartagine. 

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Rovine fenicie a Cartagine, oggi

Cartagine divenne in breve tempo potente, fiorente di commerci, ricca di belle costruzioni.
I buoni rapporti con i Libici favorirono le attività nella nuova colonia fenicia.
La regina Didone era molto amata dai suoi sudditi e governava con saggezza. 

Si erano già formate molte nuove famiglie fra i fenici e le donne rapite a Cipro.
La regina però non sembrava desiderare nuove nozze. Era fedele al ricordo del suo sposo morto.

Accadde però un fatto che cambiò il destino di Didone. Iarba, il re dei Libici, le propose di sposarlo. Forse fu amore, o ammirazione, o forse fu il desiderio di appropriarsi delle ricchezze e della potenza della regina. 

Tela di Tischbein, XVIII secolo 

Didone lo rifiutò. Iarba insistette. Alle sue insistenze si unirono quelle dei sudditi che vedevano di buon occhio questa unione. La donna si trovò costretta. Chiese tre mesi di tempo per fare sacrifici in memoria del marito.
Fece costruire una grande pira su cui sacrificò degli animali, poi alla fine, quando stava scadendo il tempo, salì lei stessa sulla pira e si trafisse con un pugnale. 

Didone fu venerata come dea dai Cartaginesi fino a che la città fu distrutta dai Romani. 

Il porto di Cartagine  

Terminiamo la storia della coraggiosa e infelice regina con un ultimo sguardo al porto di Cartagine, come forse lo diede lei dalla cima della pira.


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