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La creazione del primo uomo

....mescolando la terra con l'acque piovane, Promèteo
l'effigiò somigliante agli dèi che reggono tutto.
Ma, mentre gli altri animali si volgono curvi alla terra,
levò la fronte dell'uomo e gli impose che il cielo guardasse
e che la faccia diritta innalzasse superba alle stelle.

(Ovidio, le Metamorfosi)


Prometeo

01_Prometeo_ruba_il_fuoco 
Fu lui il primo che portò un anello al dito.

Prometeo era cugino di Zeus, infatti erano figli di due fratelli, i Titani Giapeto e Crono. Durante la rivolta dei Titani contro gli dèi, Prometeo fu alleato di questi ultimi.
Un mito ci racconta che fu lui a plasmare il primo uomo, altri discordano. Ma fu lui certamente il grande benefattore dell'umanità.

Prometeo era presente quando Atena nacque dalla testa di Zeus e la dea in persona gli insegnò l'architettura, l'astronomia, la matematica, la medicina, l'arte di lavorare i metalli, l'arte della navigazione e altre, utilissime, che egli a sua volta insegnò ai mortali.

Zeus era suo amico, ma non gradiva che l'uomo, sempre più abile, si avvicinasse troppo agli dèi. E quando Prometeo rubò una scintilla dalla fucina di Efesto (o dal carro di Elio), la nascose in una canna di metallo e la regalò all'uomo che prima non conosceva il fuoco, il dio si adirò e decise per Prometeo un terribile supplizio.

02_Il_supplizio_di_Prometeo_P.P._Rubens

Ci racconta Esiodo nella 'Teogonia' che Zeus legò Prometeo con dei legami dolorosi, e sopra gli avventò un'aquila, ampia di ali, che il fegato immortale divorasse. Esso ricresceva altrettanto la notte quanto durante il giorno quell'aquila aveva mangiato.

Prometeo fu incatenato da Efesto sul Caucaso. Zeus giurò sul fiume infernale Stige che mai lo avrebbe liberato.

Nonostante la tortura dell'aquila, nonostante il freddo della notte, Prometeo era felice perché l'uomo possedeva il fuoco per merito suo. Inoltre lui aveva ancora una carta in mano, che forse avrebbe potuto giocare al momento opportuno. Conosceva una profezia che riguardava Zeus, di vitale importanza, e Zeus sapeva che lui sapeva.

Anni più tardi, in un viaggio compiuto durante una delle sue fatiche, Eracle arrivò sul Caucaso, cercando il Giardino delle Esperidi, che era stato costruito da Atlante, il fratello di Prometeo.

Quando vide Prometeo là incatenato, ne ebbe pietà e supplicò suo padre Zeus di permettergli di liberarlo. Il dio glielo concesse, in cambio chiese che gli venisse svelata la profezia. Era questa:

"Quando la Nereide Teti avrà un figlio, costui sarà più forte di suo padre. Quindi, attenzione Zeus, se intendi sposarla, il figlio che nascerebbe ti porterebbe via il trono". (Per questo motivo Zeus si guardò bene dallo sposare Teti. La diede in moglie a un mortale, Peleo, e il figlio che nacque fu Achille, più forte di suo padre).

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Così Eracle trafisse l'aquila e sciolse le catene.

Ma Zeus ordinò a Prometeo:
"Io ho giurato che saresti per sempre rimasto incatenato. Quindi tu prenderai un pezzetto di roccia, la fisserai a un anello della catena e te lo infilerai a un dito. Così il il tuo legame di metallo con la roccia sarà mantenuto".

Ecco perché Prometeo fu il primo a portare un anello. 

Anche Eracle ebbe la sua ricompensa, perché Prometeo gli rivelò dove poteva trovare il misterioso Giardino, e potè quindi compiere la sua fatica.
Il rapporto fra Prometeo ed Eracle non finì qui.

Eracle aveva delle frecce avvelenate, e un giorno, inavvertitamente, aveva ferito il centauro Chirone, suo precettore e grande amico. Il centauro, essendo immortale, nonostante la dolorosissima ferita, non poteva morire e, vecchio e infelice, chiese a Eracle di aiutarlo. L'eroe quindi si rivolse a Prometeo:

"Vuoi scambiare la tua mortalità con Chirone?"

Prometeo accettò volentieri, così il vecchio Chirone spirò serenamente, e fu posto in cielo. E' un segno dello Zodiaco, il Sagittario.

Prometeo fu perdonato da Zeus e accolto sull'Olimpo fra gli immortali.

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Protesilao

Fu lui il primo che, tra i greci, perse la vita nella guerra di Troia.

Protesilao era re di Filache, una città della Tessaglia. Era un uomo appassionato e coraggioso e amava, riamato, una fanciulla che si chiamava Laodamia. La data delle nozze era già stata fissata, quando giunse la notizia che Agamennone aspettava tutti i re greci con le loro navi e i loro soldati, per portare guerra a Troia.

05_sarcofago_con_la_storia_di_Protesilao_e_Laodamia

Egli armò quaranta navi e il giorno prima della partenza ebbero luogo le nozze. La sua amata Laodamia, in lacrime, lo vide partire e non si allontanò dalla spiaggia fino a che le navi, puntini sul mare, non scomparvero del tutto.

Quando i Greci, tirate in secco le loro navi in vista di Troia, si stavano organizzando per sbarcare, molti Troiani accorsero in gruppi lanciando una pioggia di pietre.
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E dietro di loro appariva il principe Ettore, con il suo arco e le frecce.

I Greci guardavano ad Achille, il loro più forte eroe, aspettando che sbarcasse per primo, ma lui esitava. La dea Teti, sua madre, lo aveva avvertito:
"C'è una profezia: il primo che metterà piede a terra, sarà il primo a morire".

Protesilao non esitò un momento e saltò sulla spiaggia.

Subito cominciò a combattere e uccise alcuni nemici, ma la freccia di Ettore lo fermò per sempre. La profezia si era avverata.

07_Protesilao_Museo_Archeologico_Napoli
Quando Laodamia fu informata della morte del marito ne fu disperata. Si costruì una statua di cera con le fattezze di Protesilao: durante il giorno conversava con la statua, la sera, se la portava a letto.

Protesilao, dal canto suo, non si dava pace nell'Ade. Si recò da Plutone e gli chiese:
"Lasciami tornare sulla terra, solo per tre ore".

Plutone acconsentì.

Durante quelle tre ore lo spirito di Protesilao parlò a Laodamia attraverso le labbra della statua e i due decisero che non potevano più separarsi. Perciò la donna non aspettò che lo spirito del marito se ne andasse e si gettò nel fuoco con la statua stessa. 

Così i due sposi furono per sempre riuniti nell'Ade.

C'è una leggenda che riguarda la tomba di Protesilao, e ce la racconta il geografo Pausania:
Protesilao giace sepolto nel Chersoneso Tracico, di fronte a Troia, da cui lo separa un braccio di mare. Vi sono grandi olmi, piantati dalle Ninfe, che ombreggiano la sua tomba e il sacro recinto, dove gli vengono tributati onori divini. I rami degli olmi che guardano verso Troia, al di là dal mare, germogliano presto, ma altrettanto presto perdono le foglie, mentre gli altri rami rimangono verdi per tutto l'inverno. Quando gli alberi crescono tanto che un uomo, arrampicato sulla cima, può scorgere distintamente le mura di Troia, allora si seccano, ma nuovi virgulti spuntano dalle radici. 


Erittonio

Fu lui il primo che guidò una quadriga, dato che l'aveva inventata lui stesso.
Erittonio fu uno dei più antichi re di Atene, dopo Cecrope.

Era figlio di Efesto e di Gea, la Terra. Come molti esseri nati dalla terra, non aveva gambe, ma una coda di serpente.

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Atena aveva saputo della nascita di questo bambino. Forse era andata da Efesto a farsi fabbricare delle armi. Erittonio era in effetti senza genitori umani, ed ella si interessò a lui e lo volle aiutare.
La dea era protettrice di Atene, dove appunto era re Cecrope. Egli aveva un figlio maschio e tre figlie femmine. Ma il figlio maschio era morto giovane durante un viaggio, e il re non aveva successori per il trono dopo la sua morte.

Atena pensò che Erittonio potesse essere adottato da Cecrope e diventare futuro re della città.

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Allora mise il bambino in una grossa cesta, chiuse il coperchio e la portò ad Atene. La diede alle tre figlie del re, dicendo loro:
"Vi affido questa cesta, prendetene cura, ma non apritela per nessun motivo".

  Le tre fanciulle resistettero per un po', poi, naturalmente, come in tutte le storie, vinse la curiosità, ed aprirono la cesta.
Quando videro il bambino con quella coda di serpente che gli girava tutta attorno al corpo urlarono come impazzite. Erittonio uscì dalla cesta e si rifugiò sotto lo scudo di Atena.

La dea allora trovò un'altra soluzione per il suo protetto. Sull'acropoli di Atene vi era un bellissimo tempio a lei dedicato, e la dea pose il bimbo all'interno del recinto sacro, dove sarebbe stato al sicuro.

Qui Erittonio diventò adulto, e, alla morte di Cecrope, fu eletto re di Atene.
Egli introdusse in città l'uso del denaro, prima ci si limitava al baratto, e istituì i Giochi chiamati Panatenee.

E inventò la quadriga, forse per potersi spostare velocemente (dato che non aveva le gambe!).

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Trittolemo

Fu lui il primo che seminò il grano.

Al tempo in cui Demetra vagava per il mondo in cerca di sua figlia Persefone, rapita da Ade, ella giunse ad Eleusi. Aveva camminato nove giorni e nove notti, senza mangiare, né bere, né riposare, invocando incessantemente il nome della fanciulla. Stanca ed assetata, si sedette presso un pozzo. Era travestita da vecchietta, così che nessuno poteva immaginare che fosse una dea.

Due ragazze, che erano le figlie del re, l'accompagnarono al palazzo reale. Qui la regina le chiese:
"Chi sei?"

"Vengo da Argo", rispose Demetra.
"Ho un bimbo piccolo, Trittòlemo, vorresti rimanere qui ed allevarlo?"

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Demetra accettò la proposta e rimase alla corte di Eleusi.

Trittolemo era un bambino delizioso e la dea gli si affezionò moltissimo. La cosa strana era che egli cresceva senza essere allattato, tanto che la regina chiese la ragione alla vecchia. Demetra allora si svelò come dea.

Quando Trittolemo fu un ragazzo, Demetra, che era la dea delle messi e dei raccolti, un po' per affetto, un po' anche per ringraziare dell'ospitalità, regalò al giovane un carro tirato da due piccoli draghi alati e gli consegnò un sacco pieno di sementi e un aratro di legno e lo istruì su come usarlo.

E gli ordinò:
"Vola per tutto il mondo con il tuo carro, e semina il grano. Poi insegna agli uomini a coltivare".   

Non tutti, però, accolsero benevolmente il giovane. Forse non avevano capito l'importanza di questo insegnamento.

Per esempio, il re dei Geti, in Tracia, fece uccidere uno dei piccoli draghi che tiravano il carro. Trittolemo chiamò in aiuto Demetra, che subito accorse e gli regalò un nuovo drago.

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Mentre Trittolemo si trovava a Patre e dormiva, qualcuno tentò di rubargli il carro, ma il ladro ruzzolò fuori e fu scoperto.
Quando, vecchio, Trittolemo morì, lui che era stato un uomo giusto e saggio, divenne un giudice infernale, nell'Oltretomba, insieme a Minosse, Eaco e Radamanto.


Aristeo

Fu lui il primo che allevò le api e che, manipolando il latte, ne fece il formaggio.

Sua madre era una ninfa, Cirene, che in Tessaglia conduceva una vita selvaggia nelle foreste. Ella aveva l'incarico di proteggere le mandrie paterne dagli animali feroci. Un giorno vi fu l'attacco di un leone e la fanciulla lottò con lui, disarmata, e lo domò. Apollo vide la scena e si innamorò di lei. Venne con il suo cocchio e la rapì portandola in Libia dove, insieme a lei, abitò in un palazzo d'oro e la fece diventare regina di questa regione.

Nacque un bimbo, Aristeo.
Le ninfe sorelle di sua madre gli insegnarono ad allevare le api e gli rivelarono anche come trasformare il latte in formaggio, poiché il giovane custodiva le greggi di pecore appartenenti alle Muse.

Egli sposò Autonoe, la figlia di Cadmo e Armonia, ed ebbe un figlio, Atteone.

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Un giorno che camminava lungo un fiume, Aristeo vide una giovane e bella donna e cercò di avvicinarla. Lei fuggì, lui la rincorse. Si trattava di Euridice, la moglie di Orfeo, che fu, durante la fuga, morsa da un serpente.
Aristeo allora rinunciò ad inseguirla e rientrò a casa.

Poco dopo cominciò una epidemia di api. Morivano, morivano, ed Aristeo non sapeva più che cosa fare.
Pensò allora di chiedere aiuto a sua madre, la ninfa Cirene.

Sua madre gli disse:
"L'unico consiglio che posso darti è di interrogare l'indovino Proteo. Attento, perché questo dio marino odia le domande e pur di non rispondere continua ad assumere aspetti diversi".

Aristeo partì e sorprese Proteo mentre dormiva su una roccia, in mezzo al branco di foche che custodiva per Poseidone. Egli riuscì ad incatenarlo prima che si svegliasse e gli pose la sua domanda. L'indovino, non potendo più trasformarsi, rispose:
"Le tue api muoiono perché il morso del serpente ha causato la morte di Euridice, ed è stata colpa tua, ché l'hai inseguita. Gli dèi sono adirati. Sacrifica loro un animale, e aspetta".

Fiducioso, Aristeo tornò alle sue arnie ormai vuote, e fece il sacrificio. Poco dopo, dalla carcassa dell'animale sacrificato si sentì uscire un ronzio, e poi volò fuori un nugolo di nuove api per la felicità di Aristeo e di tutti noi mortali che amiamo il miele.

14_Due_api_succhiano_una_goccia_di_miele_pendente_doro_1500_a.C


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Cadmo

Fu lui il primo che usò l'alfabeto in Grecia.
Cadmo era un principe della Fenicia, infatti era figlio del re di Tiro.

Sua sorella era la bella Europa, che era stata rapita da Zeus: il dio si era trasformato in un candido toro, lei, ignara, ci era montata sopra e l'animale era fuggito con la fanciulla in groppa, entrando nel mare, e i due erano scomparsi.

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Il re, disperato per la perdita della figlia, nessuno sapeva dove fosse finita, ordinò a Cadmo di mettersi in viaggio alla ricerca della sorella, e di non ritornare in patria finchè non l'avesse trovata, o almeno non portasse sue notizie.

Cadmo partì e girovagò a lungo, ma senza fortuna. Alla fine, stanco e deluso, decise di andare a Delfi a interrogare l'oracolo. Questa fu la risposta che ne ebbe:
"Non cercare più tua sorella, è inutile. Tu dovrai invece fondare una città, che sarà grande e forte, e si chiamerà Tebe. Mettiti in cammino, quando troverai una vacca 'speciale', seguila. Quando lei si accascerà per terra per la stanchezza, lì dovrai fondare la tua città".

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Cadmo si mise in cammino. E mentre attraversava la Focide, vide una vacca che aveva su tutti e due i fianchi una macchia a forma di luna e chiese al mandriano di vendergliela. Poi spinse innanzi a sé la bestia senza mai concederle riposo, finché essa si accasciò al suolo. Aveva trovato il luogo dove fondare la città!

Per prima cosa decise di sacrificare la vacca ad Atena, e gli serviva acqua di fonte per il sacrificio.

Si recò dunque con una brocca alla Fonte Castalia, ma si rese conto che vi era a guardia un grosso serpente. Prese in mano un sasso.
Cadmo non sapeva che il serpente era figlio del dio Ares.

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L'animale stava arrotolato accanto ad un mucchio di pietre, proprio nel luogo dove sgorgava la limpida acqua della sorgente sacra ad Ares. 

Appena Cadmo si accostò, il serpente lo assalì e cercò di mordergli la mano, ma il nostro eroe gli schiacciò la testa con il sasso e lo uccise.

Non appena l'animale fu morto, Cadmo fece un sacrificio ad Atena, che gli apparve e gli disse:
"Prendi i denti del serpente, e seminali".

Lui obbedì. E da ogni dente che toccava terra sorgeva un guerriero tutto armato e dal viso minaccioso. I guerrieri erano moltissimi. Cadmo gettò delle pietre tra di loro, ed essi cominciarono ad azzuffarsi, a massacrarsi l'un l'altro, accusandosi di aver lanciato le pietre. Alla fine ne rimasero soltanto cinque, che furono i primi abitanti di Tebe.

Ma non poté subito fondare la sua città, l'eroe dovette infatti servire Ares per otto anni, per espiare l'uccisione del serpente.
Poi, con l'aiuto dei suoi cinque miracolosi compagni, Cadmo edificò l'Acropoli di Tebe.

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A quei tempi i Greci non sapevano ancora scrivere, e Cadmo, che veniva dalla Fenicia dove quest'arte era ben conosciuta, insegnò loro per primo l'alfabeto. Si dice che fosse l'anno 1313 aC.

L'alfabeto fenicio, come gli altri di quelle zone dell'Asia, non aveva segni per le vocali, perciò i Greci lo adattarono, aggiungendo poi altre lettere che rappresentassero i suoni della loro lingua che in Fenicia non esistevano. Alla fine l'alfabeto greco risultò di ventiquattro lettere.

Con la protezione di Atena, Cadmo divenne re della regione di Tebe.

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Durante gli otto anni della schiavitù, Ares aveva apprezzato ed ammirato l'eroe, tanto che gli offrì in moglie sua figlia Armonia.
Cadmo aveva conosciuto la fanciulla a Samotracia, mentre vagava in cerca della sorella, e fu ben felice di questa proposta.

Armonia era figlia di Ares e di Afrodite.

Le nozze di Cadmo e Armonia furono un avvenimento memorabile: fu la prima volta che gli dèi scesero in terra tutti assieme per partecipare ad una cerimonia. Sarebbe accaduto ancora una volta soltanto, per il matrimonio di Peleo e Teti.

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L'arrivo dei due sposi fu sensazionale: giunsero su un cocchio tirato da un leone e da un cinghiale, accanto a loro camminava Apollo e suonava la cetra.

Armonia ricevette, fra gli altri doni, due di inestimabile valore: una collana opera di Efesto e un peplo tessuto dalle Cariti.

Le Muse allietarono il banchetto nuziale con i loro canti.

Le_Muse_danzano_con_Apollo_Giulio_Romano_16_sec

Cadmo e Armonia ebbero sei figli, fra cui Ino e Semele, che incontriamo in altre storie.
Quando furono vecchi, per ragioni misteriose, decisero di lasciare Tebe, e Cadmo lasciò il trono ad un nipote, Penteo, e partì con la moglie. In Illiria, Cadmo aiutò gli abitanti a sottomettere i nemici e divenne re.

Un giorno si rivolse a Zeus:
"Il serpente che ho ucciso era un animale divino, desidero diventare come lui, e Armonia con me".

Zeus li trasformò in neri serpenti maculati di azzurro e li inviò alle Isole dei Beati.


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